Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare di
overfishing, ovvero della
pesca eccessiva che danneggia pesantemente l'ecosistema. L’impoverimento dei mari che ne consegue è un danno sia in termini di biodiversità, che di servizi ecosistemici a favore dell’uomo. Attualmente, infatti, le condizioni degli stock ittici risultano allarmanti a livello globale e sono sempre più aggravate dalla presenza della pesca illegale, che minaccia anche le comunità locali.
I 3/4 degli stock ittici, a livello globale, sono sovrasfruttati e inoltre una parte di quanto viene pescato viene scartato gettandolo nuovamente in mare, perchè costituito da specie non richieste dal mercato.
Altri problemi alla fauna e all'ambiente vengono causati da alcune tecniche di pesca che, oltre a raccogliere specie non utilizzabili come cibo (a volte restano nelle reti anche animali come delfini e tartarughe marine), distruggono i fondali che forniscono supporto e possibilità di vita a molteplici specie.
Spostarsi verso un consumo sostenibile delle risorse ittiche diventa quindi una necessità primaria per salvare l’ecosistema e le economie che ne dipendono. Ed ecco che qui
risulta fondamentale l’informazione del consumatore: quali sono le abitudini da modificare? Quali piccole azioni possono fare la differenza?
Ci siamo rivolti alla
dott.ssa Bruna Valettini, responsabile edutainment per l’
Acquario di Genova, tra i promotori della
campagna EAZA WhichFish, che ha lo scopo di rendere consapevoli le persone sul consumo responsabile di prodotti ittici.
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